Cosa fare se il familiare non si adatta alla vita in RSA?

Cosa fare se il familiare non si adatta alla vita in RSA?
Non sempre l’ingresso in una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) si rivela un passaggio sereno. Alcuni anziani o persone fragili potrebbero manifestare disagio, rifiuto o nostalgia dei propri ritmi e abitudini. Ecco alcuni suggerimenti pratici per affrontare la situazione e favorire un miglior adattamento.


1. Riconoscere i segnali di disagio

  1. Cambiamenti di umore
    • È normale che, nelle prime settimane, l’ospite possa sentirsi triste o smarrito. Tuttavia, se il malessere persiste (irritabilità, isolamento, apatia) potrebbe indicare un problema di adattamento più profondo.
  2. Rifiuto delle attività
    • La mancanza di interesse verso le proposte ricreative, la scarsa partecipazione ai momenti di socializzazione o il disinteresse per la cura di sé possono essere campanelli d’allarme.
  3. Richiesta continua di tornare a casa
    • Se l’anziano esprime frequentemente il desiderio di tornare al proprio domicilio, può significare che non ha ancora trovato un senso di appartenenza alla RSA.

2. Comunicare con il personale della RSA

  1. Parlare con gli operatori
    • Condividi con infermieri, OSS o animatori le osservazioni sul disagio del tuo familiare. Più le figure professionali sono informate, più potranno intervenire in modo mirato (stimolazioni cognitive, momenti di ascolto, coinvolgimento graduale in attività).
  2. Richiedere un colloquio con il coordinatore
    • Spesso esiste un responsabile o un coordinatore che segue la pianificazione assistenziale e ricreativa. Affrontare insieme le problematiche permette di rimodulare gli interventi e studiare strategie su misura.
  3. Valutare un eventuale supporto psicologico
    • In alcune RSA è presente uno psicologo o un consulente esterno. Un ciclo di colloqui può aiutare l’anziano ad affrontare le emozioni negative legate al cambiamento e a creare un legame di fiducia con l’ambiente.

3. Mantenere il legame con la famiglia e gli affetti

  1. Visite frequenti
    • Specialmente nella fase iniziale, le visite regolari dei familiari aiutano l’anziano a non sentirsi abbandonato o “esiliato”.
    • Coinvolgete anche amici o vicini di casa, se possibile, per mantenere vivi i rapporti sociali precedenti.
  2. Telefonate e videochiamate
    • Se la distanza o gli impegni lavorativi impediscono visite frequenti, organizzate chiamate o videochiamate: sapere di poter contare su un contatto costante con i propri cari rassicura molto.
  3. Uscite temporanee
    • Se le condizioni di salute lo permettono e la RSA prevede la possibilità di uscite, portare l’ospite a pranzo in famiglia o a fare una passeggiata può ridurre la sensazione di “costrizione” in struttura.

4. Coinvolgere il familiare nelle decisioni

  1. Ascoltare i bisogni
    • Spesso, l’anziano avverte di non avere più voce in capitolo sulle proprie scelte di vita. Mostrare empatia, ascoltare le sue preferenze su orari, attività o cibi aiuta a ridare un senso di controllo.
  2. Proporre attività graduali
    • Se l’ospite non si sente a suo agio a partecipare a laboratori o feste di gruppo, potrebbe iniziare con brevi momenti di socializzazione, come una chiacchierata con un altro ospite o la lettura di un quotidiano in compagnia di un operatore.
  3. Integrare hobby e interessi pregressi
    • Se l’anziano ha passioni (lettura, musica, cucito, carte, giardinaggio), verificare se la RSA dispone di spazi o materiali per incoraggiare queste attività. Essere circondati dai propri interessi aiuta a sentirsi a casa.

5. Rivalutare la struttura, se necessario

  1. Verificare la compatibilità tra esigenze e servizi offerti
    • Può capitare che l’RSA selezionata non risponda appieno ai bisogni dell’ospite. Ci sono centri specializzati in determinate patologie (Alzheimer, Parkinson, disabilità motorie) o orientati ad attività ricreative e sociali più intense.
  2. Richiedere eventuali modifiche al piano assistenziale
    • Se il personale della RSA si dimostra disponibile a riadattare il piano (per esempio, più ore di fisioterapia, attività ricreative individuali, supporto psicologico aggiuntivo), il familiare potrebbe trovare un equilibrio migliore.
  3. Valutare un trasferimento
    • Se, nonostante i tentativi di integrazione, il disagio dell’anziano persiste, potrebbe essere utile valutare un’altra soluzione (un’altra RSA con un approccio diverso, una comunità alloggio o un periodo di assistenza domiciliare potenziata).
    • Prima di decidere un trasferimento, è importante confrontarsi con i professionisti (medico di base, assistente sociale, psicologo) per evitare ulteriori stress.

6. Tempistiche di adattamento

  1. Concedere tempo
    • Spesso l’adattamento richiede alcune settimane o anche qualche mese. Entrare in RSA comporta un mutamento di abitudini, di spazio, di routine e di rapporti sociali.
    • Monitorare i cambiamenti graduali può aiutare a capire se, col passare del tempo, l’anziano inizia a sentirsi meglio o se il malessere resta invariato.
  2. Stabilire piccoli obiettivi
    • Celebrando i piccoli progressi (partecipazione a una prima attività, amicizia con un altro ospite) si crea un feedback positivo, che motiva l’anziano a continuare nel percorso di adattamento.

Conclusioni

Quando un familiare non si adatta alla vita in RSA, è importante non sottovalutare i segnali di disagio e agire prontamente, collaborando con lo staff della struttura e fornendo supporto affettivo costante. Ogni persona ha i propri tempi di adattamento e richiede attenzione personalizzata. Se, nonostante gli sforzi, la situazione non migliora, si può ricorrere a modifiche del piano assistenziale o addirittura valutare strutture differenti, sempre nell’ottica di garantire il benessere e il rispetto delle esigenze del proprio caro.

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